mercoledì 23 giugno 2010

La particella mancante – di João Magueijo


Quella di Majorana è una figura davvero affascinante nella storia della nostra cultura. Fu senza dubbio una delle menti scientifiche più brillanti dello scorso secolo, il solo paragone possibile credo sia quello con Albert Einstein; ma un carattere a dir poco peculiare e la precoce scomparsa lo relegherebbero nel patrimonio di conoscenze specifiche dei fisici se non fosse per le modalità di quella precoce scomparsa che ne hanno fatto quasi una star mediatica.

Leonardo Sciascia, suo conterraneo, dedicò al “Caso Majorana” un libro splendido, ampiamente e giustamente citato da Magueijo. Però il grande fisico fu molto più della sua enigmatica uscita di scena: che si sia suicidato buttandosi in mare o ritirato dal mondo rinchiudendosi in convento, oppure sia stato rapito da fantomatici emissari di una fantomatica potenza straniera, ciò che di lui è importante è un lavoro scientifico che, rimasto esiguo per le bizzarrie del suo carattere e la brevità della sua stagione, tuttavia continua a essere fonte di possibili sviluppi teorici e conoscenze pratiche a oltre sette decenni da quando di lui si sono perdute le tracce. E ciò che di lui è davvero affascinante ancora una volta non è la sua scomparsa: Ettore Majorana fu uomo e scienziato tormentato e complesso.

L'autore, il fisico e cosmologo João Magueijo


Follia è un termine che si usa spesso a sproposito, quando non si è in grado di interpretare la complessità che esula dagli schemi in ottemperanza ai quali i nostri pensieri e comportamenti vengono programmati (dai parenti, dalla scuola, dalle istituzioni; oggi, ahinoi, da una pletora di media aggressivi e superficiali). Majorana è a volte descritto come folle: perché è così difficile cogliere i motivi del suo disagio, della sua incapacità a rapportarsi a quegli schemi di comportamento e pensiero codificati – e follia è un termine così facile e comodo, perfetto per schemi di pensiero incapaci del minimo sforzo per capire la complessità. L’ipotesi di un uomo completamente assorbito dai suoi studi e per questo lontano dal senso comune e perfino squilibrato è destituita di qualunque validità.

Resta difficile comprendere in profondità le cause e le ramificazioni di un comportamento che fu asociale: nel senso stretto di un’inabilità vera e propria a conformarsi alle convenzioni del suo ambiente e in genere della società, e del disagio conseguente che lo portò a isolarsi, socialmente ma anche intellettualmente. Né però la complessità di Majorana si esaurisce nelle sue ombre: come Magueijo caparbiamente e abilmente mette in luce egli era dotato di un umorismo ingegnoso e sottile (forse troppo sottile per chi lo circondava), e nella giusta compagnia e con i pochi scelti amici era tutt’altro che chiuso. L’uomo schivo, restio a pubblicare il suo lavoro aveva però un senso fortissimo della teatralità, amava stupire – anzi folgorare - gli altri con il suo intelletto. Il rapporto irrisolto con il sesso femminile (con il sesso in genere: non gli si conosce relazione qualsivoglia) non completa il ritratto, lo rende anzi ancora più nebuloso per l’impossibilità di determinare il suo peso finale nella personalità e nella vita di quest’uomo geniale. Majorana attraversò la temperie politica, ma soprattutto sociale, del fascismo, sbattendosene. Quel che si ricava è che fu acutamente consapevole degli aspetti ridicoli e grotteschi di un regime cialtrone e che cancellò i pochi buoni risultati ottenuti con il Risorgimento, ma non era minimamente interessato alla politica attiva. Può apparire strano nell’esponente di una famiglia, che seppure affermatasi di recente, nelle generazioni immediatamente precedenti a quella di Ettore aveva dato uomini politici di rilievo all’Italia: ma in questo il grande fisico mi pare coltivasse lo sdegno di certo patriziato siciliano, che se non è profondamente ammanicato, se ne sbatte appunto altamente. E ricercando ciò che contribuì a plasmare quest’uomo così sfaccettato e difficile, così sfuggente alle definizioni e alle indagini (non, banalmente, quelle sulla sua scomparsa) inevitabilmente si approda a una famiglia che nel suo complesso emerge come non meno caleidoscopica, difficoltosa da inquadrare, contraddittoria e irriducibile a semplicità del suo esponente più illustre. Un materiale – umano, intellettuale, culturale – che come si vede solo un narratore dal talento grande e particolarmente portato per il dettaglio fine e le architetture letterarie complesse avrebbe potuto immaginare. E che invece fu un uomo vivo e arduo da accostare e interpretare. Riportato amorevolmente in vita in questo libro, seppure nei limiti di un tale accidentato attingimento.

Credo che per scrivere una buona biografia di un uomo di scienza ne serva un altro, per poter comprendere a fondo quell’aspetto così determinante che è la creatività scientifica nei suoi risvolti tecnici e psicologici; e a sua volta Magueijo è brillante uomo di scienza, capace di costruzioni intellettuali coraggiose e non conformistiche (il fisico portoghese è stato tra coloro che hanno sviluppato l’ipotesi della variabilità della velocità della luce, tra l’altro negli istanti iniziali dell’universo quando, secondo tale teoria, essa sarebbe stata superiore per decine di ordini di grandezza). Si dimostra anche un divulgatore affascinante e limpido, aspetto importante per il lettore non tecnico, visto che le parti in cui ci si addentra nell’illustrazione di argomenti di fisica non esattamente elementare (specie i risvolti più recenti) sono numerosi.   

Da buon fisico teorico, Magueijo non si sottrae alle seduzioni delle ipotesi e delle speculazioni, ma nel ricostruire la vicenda umana di Majorana si attiene anche con scrupolo alla realtà dei fatti per noi ricostruibile. E del resto la sua vicenda emerge da quei fatti, che pure sono pochi, con urgenza e chiarezza. E’ proprio esplorando, indagando, quasi vivisezionando fatto dopo fatto che Magueijo porta la figura di Majorana ad affiorare sulle pagine del suo libro. Ne analizza spassionatamente il rapporto con una famiglia dove convivevano rigidezze e chiusure e spericolatezza intellettuale, senza forzare interpretazioni psicologiche che non siano ricavabili per il lettore da quanto egli offre alla sua lettura; mostrando la straordinaria funzione di stimolo che essa ebbe, e il dibattersi di una personalità abnorme come quella di Ettore Majorana entro le sue maglie. Di straordinaria vividezza è la ricostruzione del rapporto di Majorana con i “Ragazzi di Via Panisperna”, il gruppo di talenti della fisica che tra la fine degli anni ’20 e i primi anni ’30 vennero radunandosi presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Roma sotto l’ala protettiva del suo direttore, Orso Mario Corbino: i vari Enrico Fermi, Franco Rasetti, Edoardo Amaldi, Emilio Segré, Bruno Pontecorvo e altri. Un rapporto, che ben al di là delle agiografie ed eroiche mitologie che hanno plasmato il santino del gruppo di italici eroi, fu, per Majorana, ancor prima che di rivalità, di sostanziale estraneità. Antitetiche le personalità di Majorana appunto e di Fermi, che dei “Ragazzi” era il perno oltre che il capo, perché vi potesse essere una minima sintonia. Antitetiche per preparazione culturale e per spirito (perfino per intelligenza e creatività scientifiche – ma chiunque rischiava la magra figura a confronto di Majorana). E se Fermi sviluppò questa contrapposizione in termini di competitività e risentimento, la reazione di Majorana fu – prevedibilmente – più complessa. Egli tese a marcare nei fatti la sua estraneità, rifiutando una vera incardinazione nel sistema universitario e dell’Istituto romano (essa avverrà solo pochi mesi prima della sua scomparsa e all’università di Napoli), e appare aver sempre calato dall’alto i frutti del suo intelletto nella non lineare collaborazione con i “Ragazzi”; senza contare che lo sfoggio del proprio talento in faccia agli altri fisici non di rado era fatto con gusto malizioso.
I Ragazzi di Via Panisperna. Da sinistra: il chimico Oscar D'Agostino, Emilio Segré, Edoardo Aamaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi 

Majorana pare aver sempre mostrato un atteggiamento paradossale verso quei frutti del proprio ingegno di cui dicevo, e di cui non sembrava curarsi minimamente: vi sono molti riscontri - e non vi è motivo per altro per non credere alle affermazioni di uomini che non avevano ragione per essere teneri o benevolenti con lui – sul fatto che egli abbia anticipato molti risultati della fisica nucleare degli anni ’30, ma che buttasse, alla lettera, i suoi studi nella carta straccia. A tutto questo si aggiunge il “buco nero” degli anni dal 1933 al 1937, durante i quali visse e lavorò rinchiuso in casa: la produzione scientifica di quel periodo andò perduta completamente dopo la sua scomparsa, apparentemente più che altro per incuria.  

Sotto il profilo letterario Magueijo risulta assai convincente nell’applicazione di uno stile colloquiale e diretto di incisiva immediatezza, e mettendo in mostra un vero talento affabulatorio che come anticipato non gli difetta neppure nelle sezioni dove si dilunga nei dettagli del lavoro scientifico di Majorana e altri.
Orso Mario Corbino, la mente organizzativa dietro molti dei successi della fisica italiana degli anni '20 e '30

Ovviamente Magueijo non si sottrae in nulla al richiamo della cause célèbre Majorana, il suo volatilizzarsi nel nulla alla fine del marzo del 1938. Come potrebbe? Non solo essa appare parte integrante della personalità del fisico italiano, ma inevitabilmente è uno dei grandi motivi che suscitano interesse per la sua figura, non per ultimo nello stesso autore della biografia. Lo scienziato portoghese, però, pur non sottraendosi neppure alla speculazione nel merito di cosa sia effettivamente accaduto (ciò che fa con eleganza e sobrietà) ha la capacità di inserire la vicenda terminale di Majorana nel mosaico della sua vita come tassello integrato.      

Per questo è un peccato che un titolo, a un tempo sublime e rigoroso quale A Brilliant Darkness: The Extraordinary Life and Disappearance of Ettore Majorana, the Troubled Genius of the Nuclear Age debba trasformarsi nel sensazionalistico, più banale e impreciso La Particella Mancante – Vita e mistero di Ettore Majorana, genio della fisica. Editori e traduttori italiani sembrano tendere con particolare gusto alle soluzioni triviali.

3 commenti:

  1. Se nasci in Siclia e sei intelligente solo pazzo puoi diventare.

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  2. Sto leggendo il libro e devo dire che la scrittura di questo autore e' molto
    scorrevole, anche la parte piu' scientifica (la fisica dell'atomo) e' comprensibile e
    agevolata da disegni semplificativi.
    Poi c'e' il gusto di leggere di un fisico italiano (e di altri italiani), visti con gli occhi di un portoghese.

    Fabio

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