domenica 22 agosto 2010

La carità che uccide – di Dambisa Moyo


Il tema di questo libro è senza dubbio visto come "controverso". In realtà, controverso lo è solo ai nobili occhi foderati di prosciutto buonista di troppi cittadini occidentali (in tal modo manipolabili e manipolati dai titolari di interessi che proprio nobili non sono, a partire dai loro stessi governi). Dambisa Moyo si limita, a mio giudizio, a esporne la logica in modo implacabile. Il che non è poco. Anzi è davvero molto, dal momento che nessuno lo ha detto in precedenza meglio di così e con altrettanta convinzione. E' un libro non solo da leggere, ma da meditare. 

La carità fa male, e quella eccessiva lo fa eccessivamente. Il tema è questo. E non è tanto il supporto di cifre, report e quant'altro a rendere il libro davvero assertivo: è la narrazione logica e piana di un ragionamento basato sull'osservazione di sessant'anni di politiche fallimentari che hanno inondato l'Africa di denaro creando una classe parassitaria (non solo africana, per altro, e l’autrice lo sottolinea) che sugli aiuti occidentali prospera rubandoli, drenando ulteriormente le risorse, moltiplicando le occasioni di conflitti che destabilizzano il continente. Divenuti voce stabile del bilancio delle nazioni africane gli aiuti, provenienti dai singoli stati occidentali o dalla longa manus del capitalismo occidentale rappresentata da FMI e Banca Mondiale, hanno naturalmente soffocato sul nascere la possibilità di favorire lo sviluppo di una classe di piccoli e medi imprenditori locali e di una classe media tout court. Dopo sessant'anni di aiuti, l'Africa è parecchio più povera di allora (e già allora era probabilmente più povera di quando si scatenò l'ondata colonialista nell'800). Sulle cause di questa persistenza in una politica fallimentare l’autrice è però reticente. Omette di rilevare come essa non sia soltanto utile alle corrotte classi dirigenti delle nazioni dell’Africa sub-sahariana e alla pletora di attori occidentali coinvolti a vario titolo nel business degli aiuti. Il flusso costante, poderoso e a oggi inarrestabile degli aiuti internazionali all’Africa è stato il pugno di ferro rivestito di morbido velluto con il quale le nazioni occidentali hanno continuato a esercitare la tutela e lo sfruttamento dell’epoca coloniale. Le nazioni asiatiche, che avevano già o avevano già avuto infrastrutture economiche e finanziarie funzionati sono riuscite o stanno riuscendo a liberarsi della tutela. 


Se l'individuazione del problema resta cristallina al di là dell’omissione, ed esposta con accuratezza e spietatezza, qualche perplessità me la lascia il ventaglio di soluzioni proposte. La fiducia che la dottoressa Moyo ripone nei meccanismi (diversificati e molto acutamente selezionati per altro) di mercato che indica, è scontata e naturale in una ex consulente della World Bank ed ex funzionaria Goldman-Sachs, ma ugualmente essa è eccessiva. E' pur vero che ben difficilmente qualcosa potrebbe essere peggio della continuazione dell'attuale status quo, e che probabilmente una sorta di terapia intensiva è necessaria per salvare da morte certa il paziente comatoso. La stessa autrice appare in effetti consapevole che quanto propone non è il santo graal, ma la ormai vitale e non più rimandabile medicina per la sopravvivenza: non resta proprio più altro. Quando il moribondo sarà uscito dal coma, quando cioè la sua classe dirigente parassitaria sarà stata falcidiata, la corruzione limitata, posto in grado di funzionare il minimo di infrastrutture (sia produttive che sociali) necessarie allo sviluppo - quando tutto questo sarà avvenuto, allora si potrà e dovrà tornare a discutere. Dovranno farlo gli africani, cioè.




Ah, su una cosa la dottoressa Moyo ha ASSOLUTAMENTE ragione: se in occidente continueremo a baloccarci con le cazzate, in pochi decenni la Cina, con il suo approccio pragmatico all'economia africana e che sta pure funzionando molto meglio del nostro nel favorire lo sviluppo economico africano (approccio che seppure in ritardo l'India pare decisa a seguire) spazzerà via l'influenza occidentale in Africa. E l'Africa è un'arca di risorse...

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